LA STORIA DEL CIBO
Nell'era
paleolitica, ovvero fino a 10000 anni a.C., l'uomo viveva secondo la legge della
giungla e non aveva sul mondo esterno un'influenza superiore a quella del lupo o
dei felini.
L'istinto di autoconservazione e la
continua necessità di procacciare cibo avevano trasformato, durante
milioni di anni, un tipo particolare di scimmia in un bipede particolarmente
evoluto: l'uomo!
L'uomo sapeva combattere, produrre
utensili ed indumenti, dipingere sulle pareti di rocce e caverne e pian piano
aveva imparato a cucinare.
Per centinaia di
migliaia di anni gli uomini si nutrirono di cibi crudi, cioè di carni di
animali cacciati e di alimenti vegetali (frutta e verdura) raccolti in foreste e
praterie (Tabella 1).
Poi, in un momento non
preciso che intercorse fra la scoperta del fuoco (mezzo milione di anni fa) e la
comparsa dell'uomo di Neanderthal, si scoprì la cottura del
cibo.
Questa radicale e fondamentale modificazione
della tecnica alimentare rese commestibili molti alimenti che non erano
digeribili allo stato crudo ed aumentò il potere nutritivo di altri
alimenti.
La cottura dei cibi condizionò e
stimolò in modo rilevante l'evoluzione della vita umana, tanto da
migliorarne la salute e favorire l'allungamento della
vita.
Forse il primo tipo di cottura fu l'arrosto,
che potrebbe essere stato scoperto dopo la caduta accidentale di un pezzo di
carne nel fuoco, senza possibilità di un suo recupero
immediato.
La cottura di radici e di altri alimenti
vegetali, l'utilizzo di utensili e di tecniche sempre più sofisticate
rappresentarono l'evoluzione logica di quella scoperta
iniziale.
Ma fu con l'avvento del neolitico che
l'uomo avviò una vera e propria rivoluzione, tale da condurre a profonde
modificazioni dello stile di vita su tutta la
Terra.
Infatti, verso l'anno 11000 a.C., i ghiacci
cominciarono a ritirarsi verso i poli, il clima divenne molto più mite;
l'uomo, gli animali e la vegetazione si adeguarono a questa nuova e favorevole
situazione.
L'uomo che sino a quel momento era
stato cacciatore e raccoglitore divenne pastore e coltivatore. Duemila anni dopo
il ritiro dei ghiacci, era già avviata la coltivazione volontaria di
piante e l'addomesticamento ed allevamento di animali. Si ritiene che il primo
animale ad essere addomesticato sia stata la capra, seguita subito dalla pecora
e più tardi (verso il 7000 a.C.) dal maiale e dalla
mucca.
Sotto l'influenza di un clima caldo e
stabile comparvero in oriente campi di frumento selvatico e lentamente
l'agricoltura si diffuse in vaste aree dell'Europa, Africa ed Asia
occidentale.
Nacquero i primi villaggi, ma per
lungo tempo si imposero necessità migratorie che favorirono la diffusione
e lo scambio delle conoscenze.
Infatti la
pastorizia obbligava a continui movimenti per raggiungere nuovi pascoli. Se
pensate che una pecora può brucare sino a mezzo quintale di erba in una
settimana, vi potete rendere conto di quale distesa erbosa necessiti un
gregge!
L'agricoltura si preoccupava unicamente di
prendere dal suolo quanto era possibile, senza fornire nulla in cambio.
Così nell'arco di due o tre anni, ogni appezzamento di terra veniva
esaurito ed occorrevano più di cinquant'anni per rigenerarlo
spontaneamente.
La successiva scoperta
dell'irrigazione permise di risolvere questo problema e comportò vantaggi
incalcolabili sul futuro dell'umanità, condizionando anche gli
insediamenti.
Solo i terreni vicino a fiumi e laghi
erano particolarmente redditizi ed idonei all'irrigazione, pertanto in tali sedi
si concentrarono i villaggi e successivamente le cittadine e le città
vere e proprie. Sorse il sistema
amministrativo.
Era nata la civiltà! Ed
è ben facile comprendere quanta parte abbiano giocato le necessità
ed abitudini alimentari nel condizionarne lo sviluppo, da quell'epoca sino ai
giorni nostri.
+----------------------------------------------------------------+
¦ Tabella 1 ¦
¦ LE TAPPE PIU' IMPORTANTI DELLA STORIA DELL'ALIMENTAZIONE ¦
+----------------------------------------------------------------¦
¦ ¦ Prima della scoperta del fuoco l'uomo è stato raccoglitore ¦
¦ ¦ di vegetali cresciuti spontaneamente e cacciatore di ani- ¦
¦ 1 ¦ mali. In quell'epoca l'uomo era prevalentemente carnivoro, ¦
¦ ¦ poiché molti vegetali non potevano essere consumati e di- ¦
¦ ¦ geriti crudi. ¦
+---+------------------------------------------------------------¦
¦ ¦ Con la scoperta del fuoco (circa 300.000 anni avanti Cri- ¦
¦ ¦ sto) è nata la possibilità di cuocere i cibi e l'uomo ha ¦
¦ 2 ¦ inserito molte nuove componenti alimentari vegetali e ani- ¦
¦ ¦ mali nella propria dieta. Questa rappresenta la prima vera ¦
¦ ¦ rivoluzione alimentare. ¦
+---+------------------------------------------------------------¦
¦ ¦ La seconda grande rivoluzione alimentare si è verificata ¦
¦ 3 ¦ nel neolitico (circa 10.000 anni avanti Cristo) ed è rap- ¦
¦ ¦ presentata dalla nascita dell'agricoltura. L'uomo inizia ¦
¦ ¦ ad allevare animali e a coltivare vegetali. ¦
+---+------------------------------------------------------------¦
¦ ¦ Dal neolitico al secolo scorso non si hanno più mutamenti ¦
¦ 4 ¦ radicali, ma il perfezionamento dello stesso modello ali- ¦
¦ ¦ mentare. ¦
+---+------------------------------------------------------------¦
¦ ¦ La terza rivoluzione alimentare inizia con le osservazioni ¦
¦ ¦ sul valore calorico degli alimenti ad opera dello scien- ¦
¦ 5 ¦ ziato francese Lavoisier ed è continuata sino alle scoper- ¦
¦ ¦ te più moderne sui significati biologici delle singole com-¦
¦ ¦ ponenti nutrizionali e sulle relazioni fra dieta e salute. ¦
+----------------------------------------------------------------+
LA POPOLAZIONE TERRESTRE
Un milione di anni fa, quando i
ghiacci avanzarono per la prima volta occupando buona parte della superficie, si
ritiene che il pianeta fosse abitato da circa mezzo milione di ominidi. Verso il
10000 a.C., agli albori del neolitico, l'Homo Sapiens contava circa tre milioni
di soggetti.
Nel 3000 a.C., dopo 7000 anni dedicati
all'allevamento e al progressivo sviluppo dell'agricoltura, la popolazione
mondiale aveva raggiunto i cento milioni di individui. Per migliaia di anni la
produzione e l'utilizzo del cibo ha influenzato lo sviluppo della
società, l'aumento della popolazione terrestre e l'organizzazione
urbana.
I problemi connessi al cibo hanno
caratterizzato le scelte economiche, sociali e politiche, hanno determinato
guerre e influenzato l'avvento e la comparsa di imperi, hanno accelerato la
scoperta di nuovi paesi e nuovi mondi. Il cibo ha influenzato le religioni, le
scoperte scientifiche, la tecnologia e persino la medicina, che sino al
settecento era prevalentemente basata sulla applicazione di principi
dietetici!
Anche le guerre ne subirono l'influenza,
poiché le battaglie venivano costantemente rimandate ai periodi
successivi al raccolto ed in genere gli eserciti ben nutriti prevalevano e
sconfiggevano quelli mal nutriti ed
affamati.
Siccità, inondazioni, carestie,
squilibri alimentari hanno condizionato e condizionano tutt'ora la storia
dell'umanità.
Nel 1830 la terra raggiunse un
miliardo di abitanti: nel 1930 eravamo due
miliardi.
Successivamente si è assistito ad
una crescita esasperata, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Nel 1960
eravamo 3,3 miliardi, nel 1982 eravamo 4,5 miliardi e nel 2000 probabilmente
saremo 6,4 miliardi.
L'accelerazione violenta della
crescita demografica in questo secolo, si associa alla tragica constatazione che
più del 50% degli abitanti del pianeta terrestre soffre di fame e di
malnutrizione o di entrambe queste condizioni.
Tale
problema appare particolarmente evidente per i Paesi in via di sviluppo,
nonostante le migliorie nei processi di produzione, trasformazione, stoccaggio e
distribuzione del cibo.
Questo è uno dei
problemi attuali più gravi e di più difficile
soluzione.
Contrasta con quanto ora riferito
ciò che si osserva nei Paesi occidentali, caratterizzati da maggiori
risorse economiche e da più ampie disponibilità
alimentari.
In questi Paesi, che comprendono
essenzialmente l'Europa, il Nord America, il Giappone e l'Australia, si è
assistito negli ultimi decenni ad un progressivo incremento delle
disponibilità e dei consumi alimentari, con differenziazione delle
caratteristiche del cibo rispetto alla tradizione e con sensibile aumento di
malattie direttamente correlate a tali modelli
comportamentali.
Nonostante mezzo milione di anni
di esperienza, il mondo non è ancora in grado di garantire almeno un
pasto al giorno a tutti i suoi abitanti e nel contempo è costretto oggi a
fronteggiare problemi dovuti ad eccessi alimentari in altre aree del
pianeta.
È chiaro dunque che ancor oggi il cibo
gioca un ruolo di rilievo nella definizione dei destini di popoli e di interi
Paesi: il cibo cioè, oggi come ieri, esercita un'influenza importante
sulla storia dell'uomo.
Paesi in via di sviluppo e paesi industrializzati
I PIATTI TIPICI
Gli elementi che differenziano
i vari popoli dal punto di vista alimentare non sono rappresentati
esclusivamente dall'utilizzo di prodotti diversi, bensì dalla differente
modalità di preparazione e manipolazione del
cibo.
I popoli primitivi tendono a consumare
alimenti così come sono reperiti in natura; mentre i popoli civilmente
più evoluti hanno sviluppato l'arte di cucinare e preparare i pasti in
modo assai raffinato.
L'arte della cucina si
sviluppò non solo per sopperire ad un'esigenza fondamentale, quella di
nutrirsi, ma per soddisfare contemporaneamente anche il gusto e l'olfatto e per
favorire alcuni piacevoli stati psichici. Quest'ultimo effetto è mediato
dall'uso di aromi, spezie, bevande alcoliche, bevande caffeiniche,
ecc.
L'impiego variato di condimenti (grassi
animali e vegetali, sale, erbe aromatiche, zuccheri, ecc.) e di alimenti
diversi, ha favorito lo sviluppo di una cucina tipica nei diversi Paesi (Tabella
2).
Molto spesso le caratteristiche alimentari
mutano radicalmente in aree diverse di uno stesso Paese. Sotto questo aspetto
particolare, un esempio molto eloquente è rappresentato dall'Italia che,
per la varietà di genti che la popolano, per le differenze climatiche fra
le varie aree geografiche e per la lunga durata delle sue passate separazioni
politico-amministrative (l'Italia è un paese unito da poco più di
un secolo!), ha visto uno sviluppo incredibile della cucina tipica
regionale.
+----------------------------------------------------------------+
¦ Tabella 2 ¦
¦ COME SI MANGIA NEL MONDO ¦
+----------------------------------------------------------------¦
¦ ¦ Prima colazione¦ Colazione ¦ Pranzo ¦
+-------------+----------------+-----------------+---------------¦
¦ ¦ Caffé ¦ Antipasti misti ¦ Patate o brodo¦
¦ ¦ Latte ¦ (pesce, uova, ¦ Carne o pesce ¦
¦ ¦ Croissant ¦ verdura) ¦ Dolce o gelato¦
¦ FRANCIA ¦ ¦ Un piatto di ¦ Birra o vino ¦
¦ ¦ ¦ carne ¦ ¦
¦ ¦ ¦ Formaggio ¦ ¦
¦ ¦ ¦ Frutta ¦ ¦
¦ ¦ ¦ Vino ¦ ¦
+-------------+----------------+-----------------+---------------¦
¦ ¦ Caffé - Frutta ¦ Un piatto di ¦ Antipasti mi- ¦
¦ STATI ¦ Uova o pancetta¦ carne ¦ sti ¦
¦ UNITI ¦ Fiocchi d'avena¦ Verdura fresca ¦ Carne o pesce ¦
¦ ¦ o minestra di ¦ Dolce ¦ Dolce o gelato¦
¦ ¦ cereali ¦ Birra ¦ Birra o vino ¦
+-------------+----------------+-----------------+---------------¦
¦ ¦ Caffé ¦ Un piatto di ¦ Minestra di ¦
¦ ¦ Latte ¦ carne ¦ verdure ¦
¦ GERMANIA ¦ Insaccati o ¦ Patate ¦ Carne o pesce ¦
¦ ¦ formaggio ¦ Verdura fresca ¦ Dolce ¦
¦ ¦ ¦ Formaggio ¦ ¦
¦ ¦ ¦ Birra ¦ ¦
+-------------+----------------+-----------------+---------------¦
¦ ¦ Caffé ¦ Pastasciutta ¦ Minestra ¦
¦ ¦ Latte ¦ Carne o pesce ¦ Uova o carne ¦
¦ ITALIA ¦ Pane ¦ Verdura fresca ¦ Verdura ¦
¦ ¦ ¦ Frutta ¦ Formaggio ¦
¦ ¦ ¦ Vino ¦ Frutta Vino ¦
+----------------------------------------------------------------+
LA DIETA MEDITERRANEA
L'Italia, la Grecia, la Spagna,
la Francia del Sud ed alcuni Paesi dell'Africa settentrionale e del vicino
Oriente hanno sviluppato nel corso dei secoli abitudini alimentari abbastanza
simili: questo stile alimentare è oggi conosciuto col termine di dieta
mediterranea.
Il termine trova la sua logica
origine nel fatto che tutti questi Paesi si affacciano sul Mediterraneo e le
condizioni climatiche miti favorite da questo mare, così come le
migrazioni e gli scambi commerciali e culturali che questo mare ha reso
possibili nel passato, hanno determinato lo sviluppo di abitudini alimentari
comuni.
Le componenti alimentari più tipiche
di questa dieta sono: l'olio di oliva, il vino, il pane, la pasta, i legumi
secchi, la frutta, gli ortaggi. Questi cibi si integrano poi con piccole
quantità di vari prodotti animali, quali il latte, il formaggio, le uova,
la carne ed il pesce.
La fama raggiunta dalla dieta
mediterranea in tutto il mondo è soprattutto legata al fatto che un
gruppo di ricercatori di vari Paesi, guidati da uno scienziato americano (Angel
Keys), nel 1960 ha avviato un grande studio sulle abitudini alimentari e sulle
malattie tipiche di vari Paesi del mondo (Giappone, Stati Uniti, Olanda,
Finlandia, Yugoslavia, Grecia e Italia).
Lo studio
ha posto in evidenza che l'alimentazione moderna (tipica dei paesi nord-europei
e nord-americani) si accompagna ad una elevata frequenza di obesità,
arteriosclerosi, malattie cardiache e circolatorie
ecc.
Al contrario, la frequenza di queste malattie
diminuisce quanto più la dieta si avvicina al modello alimentare
mediterraneo.
Lo studio è ancora adesso in
corso e, purtroppo, negli anni più recenti questa ed altre ricerche
scientifiche hanno evidenziato che quanto più l'alimentazione nelle aree
mediterranee si «occidentalizza», tanto più si è esposti
alle malattie citate poc'anzi.
Anche in Italia
(soprattutto in Italia del Nord, ma ormai anche nel Sud e nelle Isole) si
osserva la tendenza all'aumento di grassi animali e degli zuccheri semplici ed
al minore consumo di fibra e di carboidrati complessi (pasta, pane,
ecc.).
Questo è uno dei motivi per cui
l'Italia del Nord è più esposta al rischio di malattie cardiache e
circolatorie o di tumore, ma, con grande amarezza, si deve oggi constatare che
anche al Sud, sta pian piano riducendosi l'abitudine alimentare più
tipica del nostro Paese, per lasciare spazio a modelli importati e meno
salutari.
Esistono, tuttavia, diversi suggerimenti
per cercare di mantenere in modo semplice e piacevole lo stile alimentare
mediterraneo. Ecco come si può fare:
1.
Rivalutare la tavola come fatto sociale, oltre che nutrizionale. Considerarla
quindi un punto di incontro, soprattutto a livello familiare. Cercare di fare
tutti i pasti insieme, inclusa la colazione del mattino. Il pasto è un
ottimo punto di incontro, per programmare la giornata al mattino, o per
raccontare e discutere gli avvenimenti durante il pranzo e la cena. Il mangiare
con calma ed insieme ad altri rappresenta la vera e salutare antitesi al pasto
veloce (fast food), basato sull'introduzione rapida di cibo caratterizzato da
piccolo volume ed elevato contenuto calorico, cioè con elevata a
densità calorica.
2. Scegliere del pane
preparato con soli ingredienti fondamentali (acqua e farina, possibilmente
integrale).
3. Consumare la pasta come primo piatto
e condirla preferenzialmente con pomodoro e olio di oliva. Cuocerla al dente,
perché così è più digeribile e consente di
prolungare il senso di sazietà.
4.
Utilizzare la pasta o il riso per la preparazione di piatti unici di ottimo
valore nutritivo, come ad esempio la pasta e fagioli (ceci, lenticchie), il
minestrone con formaggio grattugiato, la pizza,
ecc.
5. Preferire l'olio di oliva come grasso di
condimento. È certo l'olio più saporito, pertanto richiede l'uso di
quantità minori e di conseguenza determina un apporto calorico minore
(anche se un grammo di olio di oliva corrisponde a 9 calorie, così come
un grammo di ogni altro tipo di olio).
6.
Utilizzare in modo abbondante frutta e verdura, alternando sapientemente quelle
a prevalente contenuto di vitamina A (carote, radicchio verde, zucche,
albicocche, meloni, ecc.) con quelle a prevalente contenuto di vitamina C
(agrumi, fragole, pomodori, peperoni, broccoli, ecc.). Se la verdura viene
cotta, cercare di farlo in poca acqua e possibilmente riutilizzare l'acqua di
cottura per la preparazione di altri cibi (al fine di recuperare parte delle
vitamine e dei minerali che altrimenti andrebbero
perduti).
7. Consumare frequentemente pesce ed in
particolare pesce azzurro (alici, sgombri, tonno, sarde), vale a dire pesce
tipico del Mediterraneo.
8. Per gli adulti sani, un
bicchiere di vino durante i pasti è più che accettabile.
Così si ottiene un potenziamento e completamento dei sapori e nello
stesso tempo si favorisce la digestione.
Componenti della dieta mediterranea
I CONSUMI ALIMENTARI IN ITALIA
Il problema alimentare riveste
oggi in Italia, così come nella maggior parte dei Paesi Occidentali, un
ruolo di estrema importanza nel condizionare lo stato di salute
pubblica.
Infatti, sotto l'influsso di uno stile di
vita profondamente modificato rispetto al passato, nel periodo susseguente la
seconda guerra mondiale si è assistito ad un aumento rilevante di molte
malattie e soprattutto del sovrappeso e dell'obesità, del diabete, delle
dislipidemie, delle malattie cardio-circolatorie, dell'ipertensione, di molte
malattie digestive (stipsi, diverticolosi, calcolosi della colecisti, ecc.) e
dei tumori.
Le cause di questo fenomeno sono
indubbiamente molteplici, tuttavia il progressivo abbandono delle abitudini
alimentari di tipo mediterraneo e l'avvento di un'alimentazione caratterizzata
da elevati apporti calorici, da un alto contenuto di grassi di origine animale e
di zuccheri semplici (a rapido assorbimento) e dallo scarso contenuto di fibre,
unitamente alla dilagante sedentarietà rappresentano i principali
artefici di queste modificazioni.
A partire dagli
anni cinquanta, il miglioramento delle condizioni economiche e le complesse
modificazioni sociali avvenute in Italia hanno rappresentato una spinta al
consumo di generi alimentari prima considerati rari o comunque disponibili in
quantità più limitate.
Si è
così passati da un consumo globale di 600 chili di cibo pro capite per
anno, ad un consumo di 850 chili.
Questa variazione
quantitativa si è associata a sensibili modificazioni della
qualità dei cibi assunti.
È aumentato il
consumo di frumento, quasi completamente rappresentato dall'impiego di farine
raffinate. Ciò si è associato all'aumento del consumo di pane e
pasta sino agli anni Settanta, periodo in cui tale tendenza si è
interrotta per il diffondersi dell'opinione che la pasta «fa
ingrassare»; mentre è noto che ben altri sono i veri responsabili di
questo fenomeno! Ma anche di questo parleremo fra
breve!
Elevato è stato l'aumento del consumo
di zucchero, che ha toccato il massimo nella prima metà degli anni
Settanta, per poi ridiscendere lievemente, attestandosi comunque su una quota di
circa 26 chili per anno, pro capite.
Il consumo
degli ortaggi è tutt'ora crescente, eccezion fatta per patate, legumi,
cavoli e cavolfiori.
Peculiare è il
comportamento nel consumo della frutta che denota un costante aumento per gli
agrumi e la frutta esotica, mentre da qualche anno sta diminuendo l'uso di
prodotti più tradizionali e comuni, quali mele, pere, pesche, uva, fichi
ed albicocche.
Nonostante l'aumento del consumo di
vegetali, la quota media di fibre consumata dagli italiani appare nettamente
inferiore rispetto ai fabbisogni (20 gr pro capite, per giorno, contro i 30-35
che sarebbero necessari).
La motivazione di questo
comportamento è soprattutto legata al modesto consumo di cereali
integrali e di legumi.
Aumenti elevati si sono
avuti invece per le derrate di origine animale.
In
particolare, il massimo aumento dei consumi si è avuto per le carni di
maiale (più di 15 chili pro capite, per anno, nel 1984), pollo e
coniglio. Le carni bovine sono aumentate sino alla metà degli anni
Settanta, per stabilizzarsi successivamente (quasi 25 chili pro capite, per
anno, nel 1984). I consumi di carni ovine, caprine ed equine sono stabili e
molto modesti. Il consumo di pesce è di 7,6 Kg/pro capite all'anno (in
raffronto ai 51,6 della carne, con valori di 5,4 Kg nelle regioni del
Centro-Nord e di 11,4 nelle regioni del Sud e nelle isole. Il pesce fresco
è leggermente aumentato; mentre va riducendosi il consumo di pesce
conservato.
Rilevanti sono pure stati gli aumenti
nel consumo dei prodotti lattiero-caseari. In trent'anni l'uso del formaggio
è duplicato: circa un terzo degli italiani mangia formaggio tutti i
giorni e quasi tutti lo assumono almeno una volta per
settimana.
Incrementi molto rilevanti si segnalano
poi per i grassi di condimento.
L'olio di semi e la
margarina sono passati da due a dieci chili pro capite, per anno! Notevole
è pure la crescita per il burro, lo strutto e l'olio di oliva,
benché quest'ultimo abbia dimostrato una flessione all'inizio degli anni
Ottanta.
Il vino è aumentato sino agli anni
Settanta, per poi decrescere e ritornare ai livelli di trenta anni
fa.
Per contro è in netto aumento il consumo
di birra. Complessivamente si può affermare che dai 27 gr al giorno pro
capite di alcol dell'inizio degli anni Cinquanta, si è giunti ai 37 gr
del periodo 1982-84.
L'incidenza sulla spesa
alimentare italiana delle bevande alcoliche è stata di 6,7 mila miliardi
nel 1984 (pari al 6,4% del totale della spesa
alimentare.
Ovviamente queste tendenze alimentari
si distribuiscono in modo variato nelle diverse aree geografiche del Paese, in
virtù delle diverse usanze, del clima, della sede rurale o urbana, del
numero familiare e dei livelli culturali (Tab.
4).
L'insieme di queste modificazioni ha comportato
la scomparsa, pressoché completa, di malattie da carenza alimentare, cui,
invece, si è sostituita l'abitudine ad alimentarsi più del
necessario e ad utilizzare miscele di alimenti spesso squilibrate dal punto di
vista dietetico, con aumento del rischio per le malattie di cui si è
detto in precedenza.
+----------------------------------------------------------------+
¦ Tabella 4 ¦
¦ CONSUMO PRO-CAPITE (KG/ANNO/ABITANTE) DI ALCUNI PRODOTTI ¦
¦ ALIMENTARI NELLE DIVERSE ZONE D'ITALIA ¦
¦ (ULTIME INDAGINI ISTAT) ¦
+----------------------------------------------------------------¦
¦ ¦ Pasta ¦ Carne ¦ Pesce ¦ Vino ¦
¦ ¦ ¦ Bovina ¦ ¦ ¦
+------------+------------+------------+------------+------------¦
¦ Italia ¦ ¦ ¦ ¦ ¦
¦ Nord-Occi- ¦ 27,0 ¦ 26,2 ¦ 4,2 ¦ 90,0 ¦
¦ dentale ¦ ¦ ¦ ¦ ¦
+------------+------------+------------+------------+------------¦
¦ Italia ¦ ¦ ¦ ¦ ¦
¦ Nord-Orien-¦ 24,8 ¦ 22,9 ¦ 4,6 ¦ 94,8 ¦
¦ tale ¦ ¦ ¦ ¦ ¦
+------------+------------+------------+------------+------------¦
¦ Italia ¦ ¦ ¦ ¦ ¦
¦ Centrale ¦ 37,0 ¦ 26,2 ¦ 7,9 ¦ 93,6 ¦
+------------+------------+------------+------------+------------¦
¦ Mezzo- ¦ ¦ ¦ ¦ ¦
¦ giorno ¦ 45,7 ¦ 19,6 ¦ 11,6 ¦ 64,8 ¦
+------------+------------+------------+------------+------------¦
¦ ITALIA ¦ 35,3 ¦ 23,2 ¦ 7,6 ¦ 82,8 ¦
+----------------------------------------------------------------+
Raffronto tra abitudini alimentari in Italia
ESERCITAZIONI PRATICHE
Passiamo adesso a dei
suggerimenti relativi agli argomenti sin qui trattati.
- Raccolta dei modo di dire, dei proverbi e delle
espressioni di uso comune (attuali e del passato) sul tema alimentare.
- Raccolta dalla viva voce di genitori, nonni,
parenti, di informazioni sulle tradizioni, usanze e ricette tipiche della zona o
della Regione in cui vivete.
- Se si dispone di
una cucina si potranno realizzare le ricette più semplici e più
tipiche della vostra zona.
- Effettuare una
ricerca su feste, ricorrenze e sagre della vostra zona o della vostra Regione o
di altre Regioni. Eventualmente se ne può comporre un calendario e
addirittura organizzare la partecipazione di gruppo ad una di esse.
- Organizzare la visita a musei sulle tradizioni
contadine della Regione.
- Organizzare ricerche
sulle abitudini alimentari di altre nazioni o altri continenti e culture.
- Effettuare ricerche su alcune feste particolari,
come il carnevale e le sue maschere, con specifico riferimento al cibo (ad
esempio considerare Arlecchino sempre affamato o Pulcinella alla continua
ricerca di maccheroni, ecc.).
- Alimentazione e
fiabe.
- Alimentazione e fumetti. Usi e costumi
alimentari presso gli antichi romani (o greci).
-
La storia delle posate.
- Ridiscutere criticamente
il capitolo XII dei a Promessi Sposi in cui si analizza storicamente la rivolta
del pane del 1628.
- Discutere criticamente le
osservazioni di Rousseau sulla educazione alimentare e sul significato della
dieta vegetariana.